Sull’evoluzione della lingua … nanesca.

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Il Nano duenne quasi treenne a cui tutta la mia famiglia fa da babysitter senza ricevere in cambio il becco di un quattrino (sì, lo so siamo scemi!) fino a gennaio non emmetteva un suono uno che assomigliasse vagamente ad una parola di senso compiuto (tranne mamma e papà, ovviamente, con cui indicava la maggior parte della gente!). Tutto ciò destava enormi preoccupazioni (ma anche no) nella mamma e un po' di più in noi, povere anime succubi del Nano dittatore. A detta del medico il Nano oltre ad essere dittatore era (è tuttora) estremamente pigro e quindi ciò influiva sulla capacità di parlare.
A febbraio c'è stata una piccola evoluzione: il Nano ha pronunciato una prima parolina …PUTA. La canticchiava, la bisbigliava, la urlava, la ripeteva all'infinito.
A marzo PUTA è diventata PUTANNA, proprio così con una T e due N. Stessa storia…canticchiamenti, bisbigli, urla e ripetizioni all'infinito.
Ad aprile PUTANNA, dopo una dose di occhiacci e qualche volta schiaffetti, è diventato PUTTINA – PUTELLA.
A maggio senza ombra di dubbio si è trasformata in PUTTANA. Cantata, bisbigliata urlata e ripetuta all'infinito.
A giugno a Puttana è stata aggiunta la parolina TOIA …
A luglio alla domanda "Nano, dove stai andando?" il Nano in questione risponde con un tranquillissimo "Vado a puttane!".
Decisamente lo preferivo quando emetteva suoni senza senso…

Radici

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È inutile, mi frega sempre. Per quanto possa odiarla, per quanto sia soffocante e terribilmente chiusa nella sua "apertura" al mondo, lei è sempre lì che mi ricorda quanto sia bella. Ed è per questo che ogni volta che mi allontano, anche solo per andare nella grande città, io ne sento la mancanza…

Ho forse torto?